
Kitchen stories è un film svedese che vidi nel 2004 e che ieri per qualche inspiegabile assonanza mi è tornato in mente. Indubbiamente lo metterò nella lista dei miei preferiti. Non ci sono ragioni particolarmente fondanti nella trama o nell'esecuzione. Si tratta però di quel mix di sensazioni che con il tempo affiorano piacevolmente. Si tratta di una metafora sul potere delle emozioni rispetto alla razionalità della ricerca, per la quale l'uomo è un'icona ricavata dall'osservazione dei comportamenti, senza arrivare mai a toccarne la calda materialità.
Se avete bisogno di una ventata d'ottimismo questo film vi accontenterà. L'amicizia e la solidarietà vincono, sopra ogni cosa. Nessuno salva il mondo come in un epico film della Holliwood di oggi, ma gli scarsi e scarni dialoghi che ricordano il cinema muto, i tempi giusti della recitazione, nonché l'espressività degli attori, secondo la migliore tradizione nord-europea riconciliano con il realismo che si concede una parentesi di felicità.
Spero che con il prossimo disgelo finisca la "legge del contrappasso" alla quale sono sottoposto. Nel 2005 (annus orribilis in decade malefica e stolto secolo), sono andato una sola volta al cinema, e non certo per mia scarsa volontà ma a causa di impedimenti impedienti (e dirimenti). Vidi "niente da nascondere" film francese con Jiuliette Binoche. Ero così in astinenza che l'entusiasmo mi porterebbe a giudicarlo non abbiettivamente. Sicchè andiamo al cinema va!
2 Comments:
Sta di fatto che, obiettivamente, Juliette Binoche...
E' una attrice VERA...
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