Piero Welby ha finalmente concluso la sua battaglia di liberazione dal suo corpo e dalla tortura della macchina che lo teneva in vita. Su questa vicenda si è parlato troppo, e come accade in questi casi, spesso a sproposito. Qualcuno è, forse anche non a torto, stanco moralmente per il troppo sguaiato clamore mediatico che la vicenda ha suscitato. Voglio però fare un paio di riflessioni. La prima è che questa stanchezza morale che ha toccato soprattutto gli intellettuali e i pensatori, più del cittadino medio che di questa vicenda ha capito poco, è un prezzo da pagare. Troppo spesso in Italia, paese refrattario ai cambiamenti, la cultura cattolica sconfina nella politica anche a costo di risultare insopportabilmente falsa e bigotta. Anche a costo di impedire e limitare le libertà personali. Appare dunque necessario per ottenere l'applicazione dei propri diritti sacrificare tutto se stessi, mettendo in gioco la propria vita cioè tutto ciò che si ha. Welby avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava, cioè la dolce morte, in clandestinità come accade ad altri, pressochè quotidianamente, nel più totale silenzio. Invece no, la sua battaglia e quella di tutte le persone che lo hanno aiutato servirà anche a noi, ai nostri familiari e ai nostri figli.
La seconda considerazione è più che altro un auspicio. Mi auguro che questa vicenda non finisca nelle aule dei tribunali. Mi auguro invece che il Parlamento prenda finalmente atto del fatto che di Piero Welby ce ne sono e ce ne saranno moltissimi, dunque legiferi per disciplinare una materia attualmente, almeno in Italia, pressochè inesistente.
Oggi chi da noi parla di eutanasia non sa cosa sta dicendo per il semplice motivo che nel nostro ordinamento giuridico non è definita in nessun modo.
Per concludere, ancora una volta, questa vicenda rientra nel "solito" grande mondo delle libertà (negate) personali ed individuali. Mi piacerebbe capire per quale ragione su questa e su altre materie quali eutanasia, aborto, divorzio e matrimoni fra persone dello stesso sesso non si possa dare la responsabilità della scelta all'individuo. Perchè, per i cattolici in particolare, è così importante obbligare e costringere tutte le persone ad uniformarsi ai dettami religiosi.
Sarà responsabilità e coscienza individuale decidere se sposarsi con una persona dello stesso sesso, convivere con una persona di sesso opposto, divorziare (senza dover attendere anni e con costi sproporzionati), abortire senza doversi sentire criminali ecc.
Mi chiedo e vi chiedo, ma per voi cattolici che per voi stessi scegliete senza che nessuno vi dica nulla una vita nel rispetto della religione, cosa cambia se altre persone decidono invece di impostare la propria vita in modo diverso? Crolla tutto per voi se i vostri vicini di casa, Marco e Maurizio, sono felicemente sposati?