Thursday, July 12, 2007

Windstopper


Sono un camminatore solitario. Camminare da soli in montagna è uno dei più grandi lussi che oggi mi posso concedere. Non che la compagnia di altre persone non mi piaccia, sia chiaro ma scandire nel silenzio il proprio ritmo è impagabile.

Non mi dilungherò sul lato poetico della cosa, anzi. Vorrei invece parlare dell'aspetto più tecnico, probabilmente commerciale.

Sulle montagne che normalmente frequento le poche persone che incontro si suddividono in due categorie: i "locals" vestiti fuori moda, con scarponi in cuoio che hanno già percorso centinaia di chilometri, niente occhiali ne racchette. Gli "altri" con abbigliamento tecnico (parola che contiene tutto e il contrario di tutto), pantaloni colorati, scarponi in goretex, maglietta tecnica, occhiali da sole tecnici e racchette telescopiche.

Ebbene ho ceduto. Sto progressivamente usciendo dalla categoria locals avvicinandomi sempre di più all'altra. Dopotutto la tecnologia quando è seria aiuta davvero. La montagna ha delle regole ben precise, chi la frequenta deve saperlo e deve rispettarle. Pur restando fedele al più tradizionale (ma efficace) scarpone da montagna che ci sia (http://www.calzaturedallape.it/) ho ceduto alla giacca windstopper. Beh, tutto un altro vivere. Quando passi i 2.500 (ovvero sempre) il freddo ha un suo perchè, insomma la vecchia camicia di flanella con la giacca a vento invernale inzuppate di sudore cedono il passo alla modernità. C'è solo una cosa che mi preoccupa: non è che l'avenzata della modernità sia il preludio ad un crollo del passo?

Alle 3 di notte di sabato partirò alla volta del rifugio Segantini (Val Nambrone) per seguire uno spettacolo nell'ambito di "suoni delle dolomiti" che si terrà all'alba alle 6 di mattina. Partenza a 1.900 metri arrivo a poco più di 2.300. Di fatto una passeggiata semplicissima ma proprio per questo un primo test di prova. Come andrà?

Tuesday, March 13, 2007

Il segreto di Esma (Grbavica)

Capita di rado, tuttavia la visione di un grande film la devo segnalare. Orso d'oro al festival di Berlino del 2006 "Il segreto di Esma" di Jasmila Zbanic è un grande film.
Mi sembra che il breve stralcio che riporto qui sotto, tratto da una delle tante recensioni lette, dia una immagine che traduce bene le emozioni che si provano durante la proiezione

"Un affresco totale che, sebbene abbia nella vicenda di Esma il suo centro focale, riesce anche a dipingere, con il giusto ritmo e lo spazio adeguato, i contorni che la delimitano: e così si vedono i nuovi ricchi malavitosi, le prostitute che arrivano per allietare i soldati ancora presenti, i palazzi ancora sigillati, i bambini che possono trovare pistole con cui giocare. Grande capacità della regista è l’alternanza di ritmo e montaggio, in un perfetto equilibrio tra quotidianità e scene dal forte impatto emotivo, in una saggia miscela tra interrogativi ancora aperti e capitoli che si riescono a chiudere. Un piccolo grande film, che inizia a raccontare un pezzo di Storia che ancora la cinematografia non osa molto toccare".

Su ciò che è successo nella ex Jugoslavia, a due passi da noi, sappiamo davvero poco. Questo film forse potrà sollecitare la sensibilità di qualcuno nella ricerca di maggiori informazioni.

Friday, December 22, 2006

La battaglia di Piero per noi

Piero Welby ha finalmente concluso la sua battaglia di liberazione dal suo corpo e dalla tortura della macchina che lo teneva in vita. Su questa vicenda si è parlato troppo, e come accade in questi casi, spesso a sproposito. Qualcuno è, forse anche non a torto, stanco moralmente per il troppo sguaiato clamore mediatico che la vicenda ha suscitato. Voglio però fare un paio di riflessioni. La prima è che questa stanchezza morale che ha toccato soprattutto gli intellettuali e i pensatori, più del cittadino medio che di questa vicenda ha capito poco, è un prezzo da pagare. Troppo spesso in Italia, paese refrattario ai cambiamenti, la cultura cattolica sconfina nella politica anche a costo di risultare insopportabilmente falsa e bigotta. Anche a costo di impedire e limitare le libertà personali. Appare dunque necessario per ottenere l'applicazione dei propri diritti sacrificare tutto se stessi, mettendo in gioco la propria vita cioè tutto ciò che si ha. Welby avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava, cioè la dolce morte, in clandestinità come accade ad altri, pressochè quotidianamente, nel più totale silenzio. Invece no, la sua battaglia e quella di tutte le persone che lo hanno aiutato servirà anche a noi, ai nostri familiari e ai nostri figli.
La seconda considerazione è più che altro un auspicio. Mi auguro che questa vicenda non finisca nelle aule dei tribunali. Mi auguro invece che il Parlamento prenda finalmente atto del fatto che di Piero Welby ce ne sono e ce ne saranno moltissimi, dunque legiferi per disciplinare una materia attualmente, almeno in Italia, pressochè inesistente.
Oggi chi da noi parla di eutanasia non sa cosa sta dicendo per il semplice motivo che nel nostro ordinamento giuridico non è definita in nessun modo.
Per concludere, ancora una volta, questa vicenda rientra nel "solito" grande mondo delle libertà (negate) personali ed individuali. Mi piacerebbe capire per quale ragione su questa e su altre materie quali eutanasia, aborto, divorzio e matrimoni fra persone dello stesso sesso non si possa dare la responsabilità della scelta all'individuo. Perchè, per i cattolici in particolare, è così importante obbligare e costringere tutte le persone ad uniformarsi ai dettami religiosi.
Sarà responsabilità e coscienza individuale decidere se sposarsi con una persona dello stesso sesso, convivere con una persona di sesso opposto, divorziare (senza dover attendere anni e con costi sproporzionati), abortire senza doversi sentire criminali ecc.
Mi chiedo e vi chiedo, ma per voi cattolici che per voi stessi scegliete senza che nessuno vi dica nulla una vita nel rispetto della religione, cosa cambia se altre persone decidono invece di impostare la propria vita in modo diverso? Crolla tutto per voi se i vostri vicini di casa, Marco e Maurizio, sono felicemente sposati?

Friday, November 24, 2006

Fanatismo malato

Come saprete esistono decine di emittenti televisive sparse per il mondo che si occupano in via esclusiva di religione. In particolare alcuni canali statunitensi lo fanno trasmettendo incontri nei quali, scusate la brutalità, alcuni imbonitori che fanno sembrare Wanna Marchi una bambetta ingenua e sprovveduta, parlano di fronte a migliaia di persone che gremiscono i palazzetti dello sport. In confronto anche i testimoni di geova appaiono dei dilettanti di terza categoria.
Tuttavia sugli schermi di una di queste TV è apparso un genio. Lil' Markie. Lil' mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Sono caduto, impietrito ed incredulo. Poi ho iniziato a piangere, ... si ma dal ridere.
Massimo rispetto per la dignità umana, ma i cattolici che vedono (a ragione, peraltro) l'estremismo e il fanatismo in una larga fascia di fedeli islamici, come possono giustificare e giudicare situazioni come quella che trovate nel seguente link?
Lil' tu sei un grande, insomma un genio. Grazie mille!!

Thursday, November 16, 2006

Gela Babluani


Gela Babluani è un genio. La sua opera prima "13 - Tzameti" che ho visto martedì sera è sorprendente. Credo che nessun film visto da me sino ad ora sia riuscito a creare uno stato di tensione e di attenzione in me così elevato. Non credo sia davvero importante raccontare qui la trama. Sta di fatto che il regista ha fatto il percorso contrario rispetto al solito. E' riuscito a semplificare una storia complessissima e con mille sfumature. Ancora adesso non so se è più forte il rammarico per una pellicola che non ha trovato degna distribuzione e fama o la sensazione "di privilegio" per averla vista. Tuttavia è consolante notare lo stato di ottima salute in cui versa il cinema "altro" o "sommerso". Babluani non fa un mero esercizio di stile ma una incredibile descrizione dei personaggi. Pochi dialoghi nel minimalismo che caratterizza tutta la pellicola in bianco e nero.
Gli attori, sconosciuti come il protagonista e fratello del regista, interpretano a perfezione il loro ruolo.
Emblematico è l'atteggiamento degli spettatori che giunti al culmine della tensione alla fine del film restano incollati (come me) per alcuni interminabili minuti alla sedia. Una sequenza mai vista.

Tuesday, October 31, 2006

La Luna e Venere sopra il Caucaso


"Un'assolata trattoria sul Mar Nero, i fucili sulle panche, un georgiano e un ossetino bevono insieme. Sono cugini, dicono di odiarsi, di essere morti dentro" da La Repubblica di domenica 29 ottobre, pp. 32, 33.
Ad avere le idee chiare (per usare un eufemismo) tra gli addetti ai lavori (giornalisti e politologi) in Italia, circa la attuale situazione nelle regioni del Caucaso, non c'è quasi nessuno.
Antonio Russo, giornalista di Radio Radicale, fu trovato morto con evidenti segni di sevizie sul corpo in Georgia perchè stava raccontando scomode verità. Dopo di lui il nulla o poco più.
Fa eccezione l'articolo che ho citato all'inizio scritto da Giampaolo Visetti che prova a mettere ordine nella situazione indubbiamente complessa delle regioni del Caucaso.
Capisco che laddove c'è da ragionare un po di più rispetto all'abbinamento tra colore dei capelli e rossetto l'utente medio (e non solo) italiano dopo una giornata di lavoro non vuole fare, tuttavia la televisione e i mezzi di informazione (con l'unica eccezione di Radio Radicale) hanno totalmente e criminalmente trascurato la vicenda.
Una guerra di odio, di tutti contro tutti, che sta costringendo alla fame e agli stenti popolazioni intere. Giornalmente si compiono soprusi e violazioni gravissime dei diritti umani nel più assordante silenzio mondiale.
Non posso non provare rabbia e sconforto verso tutti i responsabili di questo disastro, dalla Repubblica Federale Russa, agli U.S.A. e a tutti i governanti corrotti dell'area causica.
Tuttavia provo profondo disgusto verso il movimento dei pacifisti italiani. Mi chiedo come facciano ad uscire dal coma in cui versano solo quando di mezzo ci sono gli Stati Uniti d'America.
Non una parola sul Caucaso, non una sul Darfur e sulle decine di altri conflitti che piagano il mondo.
Siete delle pecore al soldo di politici che nonostante siano figli del più grande insuccesso sociale, politico e culturale della storia (il Caucaso non a caso ne è un fulgido esempio), continuano ad essere indirettamente responsabili della disperazione e della oppressione di popolazioni intere.

Monday, October 23, 2006

Nessuno tocchi caino

Quindici ore prima di essere giustiziato, Michael Johnson (29 anni) si è tolto la vita tagliandosi prima l'arteria di un braccio e succiessivamente la vena giugulare.
Tra le due "operazioni" ha scritto con il sangue sul muro della cella non sono stato io.
Era accusato di aver ucciso un benzinaio durante una rapina. Il suo complice ha scontato 8 anni di carcere e oggi è libero. Johnson si è sempre dichiarato ostinatamente innocente.
Sapete cosa penso? Penso che non ha nessuna importanza sapere se la sua innocenza è vera oppure no. Johnson era in carcere dal 1995. Attualmente solo negli Stati Uniti ci sono 390 persone in attesa di essere giustiziate.
Queste notizie e questi dati sono possibili in quanto gli Stati Uniti sono un paese democratico, con una democrazia funzionante, stabile e con un elevato grado di libertà. Tuttavia in alcuni Stati come il Texas continua ad esserci la pena di morte.
Non voglio qui aprire il grandissimo capitolo di tutti i paesi non democratici o totalitari dove la pena di morte è eseguita con regolarità e con modalità, se possibile, ancora più deprecabili. Basti pensare che nella sola Cina, dove si eseguono più condanne a morte che in tutto il resto del pianeta, il costo della pallottola per l'esecuzione è addebitata alla famiglia del condannato.
Una grande moratoria internazionale contro la pena di morte è un traguardo che spero di poter vedere nella mia vita.
Nemmeno Saddam Hussain devrebbe essere condannato alla pena capitale, eppure questo succederà.
Il sangue non cancella il sangue.